martedì 26 luglio 2011

TIRRENIA: TELENOVELA CHIUSA, O FORSE NO...

La Cin si aggiudica Tirrenia. Rimasta unica in gara, Compagnia italiana di navigazione - cioé la cordata che riunisce i principali operatori del settore, fondata dagli armatori napoletani Manuel Grimaldi (Grimaldi Group), Vincenzo Onorato (Moby) e Gianluigi Aponte (Grandi Navi Veloci e Snav) - ha deciso di acquistare la compagnia statale per 380 milioni, "salvaguardando continuità territoriale e livelli occupazionali" (i lavoratori sono poco più di 1.600).
Sulla compravendita pende il via libera dell'Antitrust europea. Ma c'é anche la minaccia della Regione Sardegna di impugnare la legge sulla privatizzazione, sollevando un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale. Obiettivo dell'Isola è entrare nel consiglio di amministrazione della nuova Tirrenia, "con pari dignità rispetto agli altri soci (25%) e con diritti amministrativi speciali, che devono essere statutari". La Sardegna diventerebbe il socio pubblico con possibilità di un voto determinante su rotte, frequenze, qualità delle navi e politica tariffaria su ogni singola rotta.
Il contratto di acquisizione del ramo d'azienda di Tirrenia - firmato dal commissario straordinario Giancarlo D'Andrea e dall'amministratore delegato di Cin Ettore Morace - prevede l'acquisto del marchio 'Tirrenia', di 18 navi e delle linee attraverso la convenzione che verrà stipulata con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti; sono esclusi dall'acquisizione Siremar (società in amministrazione straordinaria per i collegamenti con Sicilia e isole minori), i fast ferries, le proprietà immobiliari e le opere d'arte. Dei 380 milioni era previsto che 200 sarebbero stati pagati alla firma dell'accordo, e i rimanenti 180 da versare in tre tranche da 60 milioni dopo aver incassato i contributi pubblici previsti per Tirrenia, 72 milioni l'anno per otto anni. Il piano di Cin punta a sostituire subito le vecchie navi, a potenziare la rete commerciale, ad adeguare gli standard di bordo ai livelli internazionali e a migliorare i servizi e le condizioni di viaggio dei passeggeri.
CAPPELLACCI: PRONTI A UNA REAZIONE FORTE - “Andiamo avanti con determinazione e non ci fermeremo né di fronte a contratti né dinanzi a una convenzione nella quale non ci riconosciamo assolutamente. Il nostro standard è quello della Flotta Sarda: quello di collegamenti che assicurino il pieno diritto alla mobilità per i Sardi e una continuità territoriale vera per il nostro sistema economico. Le navi Scintu e Dimonios sono nate come processo di legittima difesa. Di fronte a nuovi attacchi ai nostri diritti la reazione sarà altrettanto forte e determinata. Chi oggi pensa di aver messo in cassaforte un risultato a discapito del Popolo Sardo, domani dovrà leccarsi le ferite.”
L'AFFONDO DI PILI - "La vendita della Tirrenia deve essere impugnata a tutti i livelli e costituisce una palese violazione costituzionale dell'autonomia della Sardegna e del diritto alla mobilità". Lo ha dichiarato il deputato sardo Mauro Pili (Pdl) appresa la notizia della vendita della compagnia di navigazione alla Cin. "Ha prevalso la logica di liberarsi del carrozzone Tirrenia piuttosto che quello di garantire la continuità territoriale per la Sardegnà - ha detto Pili - ci sono tutti gli estremi per far annullare gli atti del commissario che con questo blitz si conferma responsabile di un vero proprio schiaffo che colpisce duramente la Sardegna e i sardi. Le convenzioni capestro favoriscono i privati e violano il sacrosanto diritto alla mobilità. Le convenzioni - conclude Pili - sono una violazione dei diritti dei sardi e della Sardegna e vanno respinte con ogni mezzo. Il governo venga subito alla Camera a dare spiegazione di una gestione scellerata della vendita di Tirrenia".
COSSA: GOVERNO NEMICO - "La vendita della Tirrenia alla Cin con l'esclusione della Regione Sarda rende oggettivamente più difficile garantire la continuità territoriale marittima". Lo ha dichiarato il coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa. "Dal Governo ci si attendeva un atteggiamento assai diverso nella tutela del diritto inalienabile alla mobilità dei Sardi: in realtà - continua Cossa - abbiamo avuto l'ennesima dimostrazione che Berlusconi della Sardegna si disinteressa. Probabilmente è stata anche una forma di ritorsione per l'iniziativa della flotta sarda, che ha scombussolato i piani degli armatori privati. Ora non resta - conclude il coordinatore dei Riformatori - che portare a regime l'iniziativa, adottando i correttivi per le criticità che questi primi mesi di sperimentazione ha messo in evidenza".

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